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Dopo aver pubblicato un approfondimento su come si ricerca una raccomandata che stiamo aspettando, oggi cambiamo tema. Una tipologia di redditi poco conosciuta è quella del Reddito dominicale dei terreni; questa tipologia è disciplinata dagli Artt. 27 – 35 D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917. Il reddito dominicale non rimane fisso, ma può aumentare quando la qualità di coltura che risulta dal catasto diventa di maggiore reddito: questo è stabilito dall'Art. 29, c. 1, D.P.R. 917/1986.

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Naturalmente, vale anche il contrario, ovvero si ha una riduzione del reddito dominicale quando dimimnuisce la capacità produttiva del terreno causa forze maggiori, oppure la qualità di coltura che risulta al catasto è minore della precedente, secondo l'Art. 29, c. 2, D.P.R. 917/1986.

Denuncia variazione 

In caso di variazione del reddito dominicale, è necessario effettuare una opportuna denuncia.

Rivalutazione dei terreni

Con l’entrata in vigore dell’art. 7 c.4 del D.l. 24 Giugno 2014, n. 91, convertito in legge n. 116 dell’11 agosto 2014, sono state stabilite nuove aliquote per la rivalutazione del reddito dominicale derivante dai terreni (dominicale e agrario) ai fini del calcolo delle imposte dirette e del calcolo IMU. Le aliquote stabilite variano in base ad alcuni requisiti:

  • al periodo di imposta;
  • a chi possiede o conduce il terreno: coltivatori diretti o Imprenditori Agricoli Professionali.

Le aliquote previste sono così stabilite per periodo di imposta:

  • 2013-2014, aliquota del 15%;
  • 2015, del 30%;
  • dal 2016, fissata al 7%.

Questi percentuali si riferiscono a reddito dominicale e agrari, mentre per i terreni agricoli e non coltivati posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli IAP le aliquote sono fissate rispettivamente in 5% e 10%.
La rivalutazione viene fatta su quella base dell’80% per il reddito dominicale e del 70% per quello agrario. Per alcune condizioni questa regola non viene applicata, ma si considera solo la rivalutazione aggiornata. Queste condizioni sono: terreno concesso in affitto per usi agricoli, per un tempo maggiore di cinque anni.

Differenze

immagine per reddito dominicale

Nel parlare di redditi derivanti dai terreni, è meglio chiarire quale sia la differenza tra il reddito dominicale e quello agrario. Il primo si riferisce al terreno coltivato, quindi una rendita che deriva dal fondo in sè; 
Non rientrano in queste categorie quei terreni che fanno parte di giardini privati o parchi pubblici, e terreni ad uso commerciale.

Come si calcola il reddito dominicale?

Sono previsti due modi per calcolare il reddito dominicale, in base al tipo di coltivazione effettuata sul terreno:

  • se è quella che risulta dal catasto, il reddito può essere calcolato sulla base delle tariffe d’estimo stabilite dalla legge catastale per quella classe di terreno;
  • se la coltivazione è diversa da quella prevista dal catasto, si procederà calcolando il reddito su una tariffa d’estimo media prevista per quel tipo di coltura.

Redditi diversi: sai come comportarti per non infrangere la legge? 

Ecco le regole per non infrangere la legge. Il reddito si può definire sinteticamente come l'entrata netta che un determinato soggetto realizza in un determinato periodo di tempo, tramite uno o più contratti che definiscono un regolare stipendio o guadagno, ed espressa secondo l'unità di misura monetaria, in modo da determinare il versamento delle tasse.

Il reddito viene spesso paragonato al concetto di patrimonio, che rappresenta la misura della ricchezza di un individuo in un momento specifico, espressa in termini monetari. Pertanto, si dice comunemente che il reddito rappresenta un flusso, in quanto cambia nel tempo, mentre il patrimonio è considerato uno stock, un valore fisso in un dato istante.

Uno degli scopi fondamentali del reddito è quello di costituire la base imponibile per le principali tasse e imposte in ogni sistema fiscale. Misurando l'importo delle entrate di un individuo, attraverso contratti regolari che stabiliscono un salario o guadagno, si ottiene una base solida per la tassazione. La dichiarazione dei redditi è essenziale per il corretto pagamento delle imposte e per evitare sanzioni o multe.

Caratteristiche salienti del reddito includono:

  • Dinamicità: il reddito rappresenta una variazione e riflette la sua natura dinamica, potendo variare sia positivamente che negativamente, a seconda delle circostanze e delle condizioni economiche.
  • Periodicità: il reddito deve essere identificabile all'interno di un intervallo di tempo specifico, poiché esigenze di gestione finanziaria o aziendale richiedono la determinazione periodica del reddito.
  • Origine: il reddito è il risultato non solo del processo di produzione interna (operazioni interne), ma anche di una serie di operazioni di gestione esterna.

È importante differenziare il reddito dalla rendita. Quest'ultima rappresenta un flusso finanziario che si estende su più periodi. La rendita è un entrata costante che viene ricevuta a intervalli di tempo regolari per un determinato orizzonte temporale. La dichiarazione corretta dei redditi è fondamentale per evitare sanzioni o multe legate all'evasione fiscale.

Un altro aspetto importante da considerare è l'impatto che il reddito ha sulla sicurezza finanziaria di un individuo. Un reddito stabile e prevedibile può contribuire a una maggiore sicurezza finanziaria, permettendo all'individuo di pianificare per il futuro e di affrontare imprevisti finanziari.

Tipi di reddito per legge: l'importanza dei tributi per evitare l'evasione fiscale

Esistono vari tipi di reddito con ognuno delle caratteristiche specifiche. 

Possiamo classificare, per legge, i redditi diversi in 2 tipi:

  • Reddito da Lavoro Dipendente
  • Reddito da Lavoro Autonomo

Oltre ai redditi da lavoro autonomo e da lavoro dipendente, esiste un'altra categoria di redditi denominata redditi diversi che secondo il diritto tributario italiano, è disciplinato dagli artt. 67-71 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi, il D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917 (T.U.I.R.).

In questa categoria di reddito sono compresi tutti quei tipi di reddito che non rientrano nelle altre classi, disciplinate dall'art. 6 del T.U.I.R, in quanto è difficile inquadrarli in una semplice categoria.

Una caratteristica che comunque è tipica dei redditi diversi è quella di venire percepiti fuori dalla pratica di determinate professioni e mestieri, nonché di non provenire da lavoro dipendente per conto di società.

Tipologie di redditi diversi

Nella categoria dei redditi diversi, rientrano tutta una serie di plusvalenze e redditi del tipo più disparato.

Innanzitutto, le plusvalenze immobiliari, che comprendono quelle realizzate dalla cessione di beni immobili entro i 5 anni dalla costruzione (prima casa esclusa) e quelle realizzate lottizzando terreni.

Ci sono poi le plusvalenze finanziarie, fra le quali sono annoverate quelle realizzate come onere di azioni o partecipazioni sociali simili, di metalli preziosi o di valute; inoltre, le plusvalenze dovute a cessione di strumenti finanziari.

Le vincite di lotterie e altri concorsi a premi rientrano anch'esse nella classe dei redditi diversi. Dichiarare i propri redditi è importante per il pagamento delle imposte, se non si vuole incorrere in multe o sanzioni.

Per concludere, sono considerati redditi diversi i seguenti redditi:

  • di beni immobili situati all’estero;
  • di natura fondiaria non determinabili catastalmente;
  • di derivazione dall’utilizzazione economica di opere dell’ingegno e di brevetti industriali e dei tributi;
  • di derivazione da attività commerciali o professionali di diritto non esercitate abitualmente;
  • di derivazione dalla concessione in usufrutto e dalla sublocazione per diritto di beni immobili;
  • di derivazione dall’affitto, locazione, noleggio o concessione in usufrutto di veicoli, macchine e altri beni mobili;
  • di derivazione da affitto e usufrutto di aziende;

In pratica il reddito è il prodotto tra il reddito dominicale e il coefficiente di rivalutazione.

Come si dichiara un reddito dominicale

Occorre richiedere una visura catastale per conoscere il reddito dominicale, presentando i dati dell’anagrafica del proprietario o l’identificativo di zona.

Il reddito dominicale si dichiara poi compilando l’apposito modello 730, lo stesso che si usa per la dichiarazione dei redditi da lavoro o altre forme di rendita. I redditi relativi ai terreni si indicano nel Quadro A e i dati si ricavano appunto dagli atti catastali richiesti in precedenza.

In particolare nella colonna 1 del Quadro A si inserisce il reddito dominicale risultante dal catasto per l’anno precedente.

Nella colonna 2 si indicano le specifiche utilizzando i seguenti codici a seconda della tipologia di terreno e reddito (cit. Agenzia delle Entrate):

  • 1: in caso di proprietà di terreno non concesso in affitto;
  • 2: proprietà di terreno concesso in affitto in regime di determinazione del canone (regime vincolistico);
  • 3: proprietà di terreno concesso in affitto senza il regime di determinazione del canone (regime a libero mercato);
  • 4: conduttore del fondo, diverso dal proprietario, o affittuario;
  • 5: socio di società semplice;
  • 6: partecipante dell’impresa familiare agricola diverso dal titolare;
  • 7: titolare di impresa agricola individuale non familiare;
  • 10: socio in società semplice in relazione al reddito dominicale e agrario non imponibile ai fini Irpef attribuito alla società.

Nella colonna 3 si indica l’eventuale reddito agrario. La colonna 4 si compila con il dato relativo al periodo di possesso del terreno. La colonna 5 indica la percentuale di possesso nella proprietà. Nella colonna 6 si indica – in base a quanto dichiarato nella colonna 2 – il canone di affitto in regime vincolistico. La colonna 7 prevede l’inserimento di eventuali variazioni di possesso del terreno, nella colonna 9 si riportano i dati di esenzione dei terreni dall’IMU e nella colonna 10 si inseriscono i dati in caso di coltivatore diretto, imprenditore agricolo iscritto alla previdenza agricola e per cui i redditi non concorrono alla formazione della base imponibile IRPEF.

Ovviamente si compilano solo i campi e le colonne di interesse e relativi alla propria situazione patrimoniale.

Cos'è la rendita catastale?

Si tratta di una base imponibile che serve proprio a valutare l'IMU, dell'Irpef, il reddito di un immobile, ma anche il valore per imposte ipotecarie e da dare al catasto, nonché per donazioni e successioni.

Il valore della rendita catastale dipende da due elementi:

  • La dimensione dell'immobile. Questo parametro viene misurato dal numero di vani, la superficie e la volumetria.
  • L'estimo. Si tratta di un valore che dipende dalla zona censoria in cui si trova l'immobile e dalla sua destinazione d'uso. Le tariffe sono stabilite dal Comune in relazione ad entrambi i parametri.

Quando viene costruito un nuovo immobile, viene prima dichiarato agibile e gli si assegna una destinazione d'uso specifica; entro trenta giorni da tali verifiche, bisognerà farsi attribuire questo dato, richiedendola all'Agenzia del Territorio dove è ubicata l'abitazione. In caso di attribuzione di rendita diversa da quella presentata, il contribuente può richiedere una rettifica.

Come si calcola la rendita?

Per calcolare la rendita catastale, è necessario effettuare un prodotto tra la tariffa d'estimo della zona, nella quale l'immobile è situato sorge l'immobile e legata anche alla sua destinazione d'uso (ordinaria, speciale, particolare), e la consistenza dell'unità immobiliare (vani, volumetria e superficie dell'immobile).

La rendita è altresì ottenibile mediante la richiesta di una visura catastale da richiedere presso l'Agenzia del Territorio; tale servizio è presente in tutta Italia. Fare una richiesta di questo dato è semplicissimo; basta essere muniti di: dati anagrafici di persona fisica o impresa, i dati catastali dell'immobile, l'indirizzo dell'immobile. In alternativa, è possibile utilizzare i servizi del Caf oppure delle Poste Italiane, che gode di un portali web suddivisi a seconda dell'utenza, che sia pubblica amministrazione, privati, imprese.

La rendita e l'IMU

Aggiornamento fine 2013

La rendita catastale è il parametro sul quale si stabilisce il valore dell'immobile. Questo è uguale al prodotto della rendita – rivalutata del 5% – e il coefficiente di categoria. A sua volta, questo risultato è la base per decidere le aliquote IMU da pagare.

I coefficienti più comuni sono:

  • Fabbricati delle Categorie A e C (con eccezioni), ovvero le abitazione: il coefficiente è 160.
  • Fabbricati delle Categorie B e C (con eccezioni), quindi uffici pubblici e magazzini, a 140.
  • Fabbricati classificati come uffici e banche, il coefficiente è 80.
  • Fabbricati come alberghi e strutture di produzione agricola, a 65.
  • I negozi, infine, a 55.

Nei mesi precedenti la scadenza della prima rata IMU, l'Agenzia delle Entrate ha prodotto una serie di comunicati che chiarivano alcune situazioni un poco confuse.

Ad esempio, se l'immobile è ristrutturato occorre apporre delle modifiche.
Per la precisione, questa varia in tutte le fasi della ristrutturazione: prima occorre il valore dell'anno precedente, durante la ristrutturazione vale il valore dell'Area edificabile, dopo occorre richiedere l'aggiornamento della stessa.

Anche quando la destinazione d'uso registrata è diversa da quella effettiva, occorre fare domanda per aggiornarla e modificare così le tariffe. Si paga l'IMU anche sugli immobili inagibili o inabitabili (dove manca l'acqua corrente, per esempio, o in strutture non sicure). Si ha una detrazione del 50%, ma questa dev'essere supportata da una documentazione tecnica completa.

Motivazione della rendita catastale

Una delle ultime novità, dettate da una ordinanza del 2013 della Corte di Cassazione, va a precisare il fatto che la Pubblica Amministrazione ha l’obbligo di fornire una motivazione adeguata al momento di attribuirne una nuova qualora risulti diversa da quella fornita al momento della dichiarazione dal contribuente.
Cosa succede se la motivazione non viene fornita? Nessuna multa o sanzione di carattere pecuniario, semplicemente viene annullata la richiesta.

Secondo quanto riferito dalla stessa Corte di Cassazione, a giustificazione dell’ordinanza, si tratta di un dovere, da parte della PA, motivare qualsiasi atto correlato ad un qualcosa rilevante dal punto di vista del fisco. Naturalmente, questo tipo di segnalazione deve essere effettuata se non c’è stata un previo accordo fra le parti, ovvero fra l’Amministrazione ed il contribuente.

L’aggiornamento è necessario in seguito alle nuove disposizioni entrate in vigore per ridefinire il pagamento delle imposte legate agli immobili. L’agenzia delle Entrate, dopo aver avvisato tutti i proprietari di abitazioni che hanno subito questo trattamento, sta già verificando che i contribuenti abbiano variato la categoria catastale, segnalandone l’avvenuta modifica alle PA.

Fattori di moltiplicazione del valore catastale

I valori ottenuti devono essere moltiplicati per i seguenti fattori:

  • 110 per la prima casa;
  • 160 per i fabbricati appartenenti ai gruppi catastali A, B, C (escluse le categorie A/10 e C/1);
  • 168 per i fabbricati appartenenti al gruppo catastale B;
  • 60 per i fabbricati delle categorie A/10 (uffici e studi privati) e D;
  • 40,8 per i fabbricati delle categorie C/1 (negozi e botteghe) ed E.

Tramite una sola operazione è dunque possibile calcolare il valore al catasto di una proprietà immobiliare, conoscendo la rendita e la categoria catastale, mediante moltiplicazione della stessa non rivalutata, o del reddito dominicale non rivalutato, con tali coefficienti.

Cosa fare per reperire i dati

Se non si è in possesso dei dati relativi alla rendita e alla categoria, è possibile recuperarli sull'atto di acquisto o richiederli facendo una visura catastale presso l'ufficio del territorio o catasto.

Esempio di Rendita catastale: a cosa serve calcolarne il valore?

Il valore ottenuto serve come base imponibile sulla quale calcolare le imposte negli atti non soggetti ad IVA e limitatamente agli immobili, appartenenti al gruppo A con esclusione della categoria A/10 (negozi-uffici).

L’aumento dei moltiplicatori, già in vigore dall’agosto 2004, non ha nessun effetto invece sull'ICI, la cui base imponibile è sempre pari alla rendita catastale, maggiorata del 5%, moltiplicata 100 o sull'IMU, la cui determinazione si basa sempre sulla rendita catastale. Visita la pagina dedicata all'Imposta Municipale Unica

Valore catastale negli atti di compravendita

Seppur le imposte vengano calcolate sul valore, la nuova legge impone l'obbligo di indicare nell'atto di compravendita il prezzo realmente pagato.

Esempio di Rendita catastale: che cos’è e a cosa serve la planimetria?

Ogni unità immobiliare viene rappresentata in Catasto dalla cosiddetta planimetria catastale, vale a dire un disegno di tipo tecnico che rappresenta un piano o una determinata superficie. Presso il Catasto quindi ogni unità immobiliare finisce con il corrispondere a uno specifico numero identificativo e a una specifica planimetria ad esso associata.

La planimetria può avere diversi tipi di utilizzo e in linea di massima è un documento indispensabile quando si sta acquistando o vendendo una casa o nell’ipotesi in cui si è in procinto di firmare il mutuo per un’abitazione. Grazie a questa i proprietari e gli acquirenti hanno modo di verificare una serie di informazioni molto importanti; in primo luogo è possibile accertarsi del fatto che l’immobile sia iscritto al Catasto, si ha l’opportunità di verificare su una cartina l’ubicazione geografica dell’immobile e l’esattezza dell’indirizzo, ma è altresì possibile verificare la categoria catastale, e accertarsi della rendita catastale, sulla quale vanno poi calcolate sia le tasse che le imposte.

Per quanto concerne le informazioni contenute in questo documento, generalmente in una planimetria è possibile reperire le seguenti informazioni:

  • Piano dell’immobile
  • Altezze interne
  • Eventuali confinanti
  • La destinazione di alcuni locali
  • La presenza di ambienti accessori

Come detto le planimetrie catastali vengono generalmente richieste prima della stipula di particolari atti notarili al fine di verificare determinate informazioni; ricordiamo che la planimetria catastale non ha scadenza, a patto che non venga presentata al Catasto una pianta aggiornata della stessa unità che vada a sostituire la vecchia. Questo significa che la planimetria catastale deve essere presentata non solo quando si costruisce un nuovo immobile o fabbricato ma anche quando vi sono delle variazioni relative a immobili già censiti.

In questo ultimo caso un tecnico deve presentare al Catasto una planimetria aggiornata contenente le seguenti informazioni:

  • Numero della scheda con cui l’immobile è stato dichiarato
  • Foglio, particella, subalterno catastale
  • Descrizione destinazione d’uso
  • Indirizzo
  • Altezza dei vani
  • Estensione dell’unità
  • Confini dell’immobile

La planimetria catastale contiene generalmente una data di riferimento che sta ad indicare la data di deposito del documento; se questa data è antecedente il 1942 allora l’edifico dichiarato non ha necessità di richiedere autorizzazioni per apportare delle modifiche, mentre se la data è successiva al 1942 allora le autorizzazioni sono indispensabili.

Nuova rendita catastale

Per calcolare correttamente il valore catastale di un immobile bisogna innanzitutto accertarsi dell’entità della nuova rendita catastale: la rendita altro non è se non il prodotto tra il numero dei vani (o, in alternativa, a seconda della categoria cui l’immobile fa riferimento, tra i metri quadrati totali o tra i metri cubi) e la nuova tariffa d’estimo a vano (o a metro quadro, o a metro cubo, sempre a seconda della categoria catastale).

Anche questo fattore tuttavia, la tariffa d’estimo, ha un valore facilmente oscillante, in quanto viene definito a seconda della zona in cui l’immobile è situato, della categoria e della classe di appartenenza dello stesso. Dati, questi appena elencati, che vengono determinati dall’Ufficio Tecnico Erariale della provincia cui l’edificio in questione fa riferimento.

Rendite di immobili di nuova costruzione

Questa, naturalmente, è la procedura che si adotta quando risulta già sancito. Nel caso, invece, di uno stabile di nuova costruzione o recentemente variato nella sua consistenza debbono essere determinati dei valori “presunti” seguendo delle specifiche indicazioni che riguarderanno, chiaramente, il numero dei vani, la volumetria complessiva, il totale della superficie, le zona censuaria, la categoria e la classe dell’edificio preso in esame

Rivalutazione e fattore moltiplicatore

Tutti gli immobili che rientrano all’interno dei gruppi A, C, D ed E, secondo le categorie catastali devono ricevere una rivalutazione della propria rendita catastale pari al 5%; mentre per gli immobili del gruppo B si deve applicare una rivalutazione pari al 40%.

I valori che si ottengono vanno poi moltiplicati per un fattore diverso di volta in volta, sempre a seconda del gruppo catastale in discussione nonché della destinazione d’uso. Tali valori erano 110 per la prima casa, 120 per i gruppi A, B e C (ad esclusione di A/10 e C/1), 168 per il gruppo B, 60 per A/10 e D, 40,8 per C/1 ed E. il verbo al passato viene qui usato per una questione di prudenza, in quanto con il nuovo Governo non si sa mai cosa ci si deve aspettare…

Quella più cara è a Torino

Anche per pagare la Tasi – Imposta sui servizi indivisibili – occorre basarsi sulla rendita catastale. secondo le ultime stime, a pagare di più sarebbero i cittadini di Torino, mentre località come Olbia sarebbero totalmente esentate dal pagamento della tassa sulla casa.

Si parte dalle città più care: a fronte di una media nazionale di 197 Euro per le città più grandi, Torino si classifica prima con una media di 403 Euro, seguita direttamente dalla capitale: Roma, a parità di rendita catastale, farà spendere a singolo cittadino per la Tasi quasi 390 Euro.

In controtendenza, invece, località come Olbia e Ragusa, dove i cittadini non si dovrebbero preoccupare della Tasi: come mai tante differenze, visto che la Tasi è stata applicata su tutto il territorio nazionale?

Le differenze dove nascono?

Aliquote e detrazioni sono state previste dai singoli Comuni: molte realtà hanno deciso di non far pagare la Tasi a chi ha a disposizione solo la prima casa, mentre altre hanno deciso di dare priorità al reddito del nucleo famigliare (consultando documenti come l'ISEE).

A parità di condizioni, quindi, il cittadino di un Comune come quello di Bari non paga (perché il reddito è troppo basso e la rendita catastale non è altissima), mentre il cittadino di Belluno si ritrova a pagare 189 Euro. Le deliberazioni comunali giocano quindi un ruolo fondamentale nel calcolo della Tasi, a parità della rendita catastale da applicare al calcolo.

In alcuni casi, invece di deliberare su agevolazioni dal calcolo più o meno complesso, i Comuni hanno preferito puntare sulla gradualità dell'aliquota da applicare: chi ha una fascia di reddito di bassa si ritrova ad applicare alla rendita catastale un'aliquota ridotta di un punto rispetto alla media del 2,5 per mille prevista dalla legge nazionale; mentre chi “ha di più” anche in termini di rendita potrebbe pagare un'aliquota più alta per compensazione.

A delineare il quadro nazionale è la UIL, che ha evidenziato anche come, in Italia, nelle realtà meno sensibili nei confronti di chi ha solo la prima casa, si è arrivati anche a pagare quasi il 60% in più rispetto gli anni precedenti.

La Tasi ha portato nelle casse dello Stato circa 3,7 miliardi di Euro: questa stima, fatta sempre dalla UIL, va valutata anche come entrata dei Comuni, per poter far fronte ai servizi essenziali.

Il valore catastale di un immobile ha notevole rilevanza sia nel caso di compravendita, sia ai fini della definizione dell’imponibile IMU. La Legge Finanziaria del 2006 ha stabilito che, nel caso di trasferimento di proprietà di immobili a uso abitativo e delle relative pertinenze si venga tassati in base al valore catastale, anziché al corrispettivo patteggiato tra le parti e iscritto nell’atto notarile.

Come si calcola il valore catastale di un immobile come prima casa

Il valore catastale di un immobile come prima casa, anche detto valore fiscale, si ottiene moltiplicando la rendita catastale riportata nell’atto di compravendita per un coefficiente di rivalutazione stabilito per legge, che varia a seconda della categoria catastale cui appartiene l’immobile.

Dove trovare la rendita catastale

La rendita catastale o il reddito dominicale è reperibile nelle visure catastali on line: a) visura catastale per nominativo; b) visura catastale per immobile (richiedibile per indirizzo o per Foglio e Particella).

Per le unità immobiliari che appartengono ai gruppi A,C,D,E la rendita catastale è rivalutata al 5%; gli immobili del gruppo B hanno invece il coefficiente di rivalutazione al 40%. Le rendite rivalutate vanno poi moltiplicate per coefficienti diversi a seconda che si tratti di prima casa o del gruppo di appartenenza.

Così il valore catastale di un immobile come prima casa si ottiene moltiplicando la rendita rivalutata per 110, mentre, ad esempio, il valore dei fabbricati appartenenti ai gruppi A e C si ricava moltiplicando la rendita per 120.

Un esempio di rendita catastale di un immobile come prima casa afferente alla categoria A con rendita catastale di 300,00 euro: 300,00 + coefficiente di rivalutazione 5% = 315,00 x 110 (coefficiente prima casa) = 34.650,00 euro.

I nuovi criteri per la classificazione degli immobili

Il governo ha in programma la revisione del Catasto, che verrà attuata in accordo con i Comuni e con l’Agenzia del Territorio. I nuovi criteri allo studio per la classificazione degli immobili terranno conto dell’ubicazione, della qualità e della superficie in metri quadri dei fabbricati; discorso diverso per il valore della seconda casa.

La rendita catastale (e, di conseguenza, il valore catastale prima casa) non sarà più calcolata sul numero dei vani ma in base a questi nuovi criteri, tenendo anche conto delle statistiche sui valori del mercato immobiliare. Inoltre le rendite catastali subiranno adeguamenti periodici. Proseguiamo il nostro articolo sull'esempio di rendita catastale.

Il valore catastale seconda casa

La rendita catastale di un immobile è riportata nell’atto di compravendita. Si può acquisire online consultando il sito Catastoinrete.it che offre due tipi di visure: 1) per nominativo (inserendo il nome del proprietario); 2) per immobile (se si conosce l’indirizzo oppure il Foglio e la Particella).

Il valore catastale di un immobile come la seconda casa si ricava moltiplicando la rendita catastale per un coefficiente di rivalutazione diverso a seconda della categoria catastale di appartenenza; la rendita rivalutata si moltiplica poi per un coefficiente stabilito dalla legge, diverso per ciascuna categoria catastale.

Gli immobili appartenenti alle categorie A, C, D, E hanno un coefficiente di rivalutazione catastale del 5%; quelli del gruppo B hanno un coefficiente del 40%.
Come si calcola il valore catastale seconda casa

Il valore catastale di un immobile come seconda casa si ottiene moltiplicando la rendita rivalutata per i seguenti coefficienti, a seconda del gruppo di appartenenza:

- 120 - per i fabbricati appartenenti al gruppo A, C,
- 168 - per i fabbricati delle categorie B
- 60 - per i fabbricati delle categorie A/10 e D
- 40,80 - per i fabbricati delle categorie C/1 ed E

Anche se esula dalla presente trattazione, segnaliamo che la prima casa, indipendentemente dalla categoria catastale di appartenenza, beneficia del coefficiente 110.

Per calcolare, ad esempio, il valore catastale di un immobile come seconda casa di un immobile del gruppo B, la cui rendita catastale ammonta a 100,00 euro, il procedimento è il seguente: 100,00 + coefficiente di rivalutazione 40% = 140,00. 140,00 x 168 = 23.520,00 euro.

La revisione del Catasto

Tra le iniziative in programma del governo Monti c’è la revisione del Catasto, che prevede una nuova classificazione degli immobili da attuarsi in collaborazione con i Comuni e l’Agenzia del Territorio. Mentre allo stato attuale la classificazione delle unità immobiliari tiene conto del numero dei vani, in futuro farà fede la superficie in metri quadri, oltre alla zona dove l’immobile è ubicato e alla qualità del fabbricato. Inoltre, come criterio generale di riferimento, si terrà conto delle statistiche sui valori del mercato immobiliare.

Le rendite catastali e, conseguentemente, il valore catastale di un immobile come seconda casa, subiranno variazioni in base a meccanismi periodici di verifica.

Rispondiamo alle FAQ dei nostri utenti

  • Come si fa a sapere la rendita catastale di un immobile?
  • Come si calcola il valore di un immobile a seconda della rendita catastale?
  • Chi può stimare il valore di una casa?
  • Dove si trova la rendita catastale per l'Isee?
  • Come abbassare il valore catastale?

Risposte

  • La rendita catastale si ottiene con la visura dell'immobile richiesta all'ufficio di competenza dell'AdE.
  • Il calcolo della rendita catastale si ottiene moltiplicando la rendita catastale rivalutata con il coefficiente catastale determinato a seconda della categoria catastale di cui fa parte il medesimo immobile.
  • Il valore di una casa può essere stimato da un tecnico del settore: un geometra, un architetto o un ingegnere.
  • Il certificato catastale per l'ISEE può essere richiesto all'ufficio provinciale dell'Agenzia delle Entrate, presso uno sportello decentrato del Catasto, negli uffici postali o ad uno Sportello Amico.
  • Per abbassare la rendita catastale è necessario rivolgersi agli uffici preposti del proprio Comune, che faranno gli opportuni calcoli per abbassare le imposte da versare per l'immobile in questione. 

Cosa si intende per reddito dominicale?

Il reddito dominicale è un valore che viene attribuito a un immobile, sia esso terreno o edificio, ai fini della determinazione della base imponibile per l'applicazione dell'Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) o dell'Imposta Municipale Propria (IMU). Il reddito dominicale rappresenta una stima del reddito che potrebbe essere ottenuto dalla locazione dell'immobile, ed è calcolato sulla base di vari fattori, tra cui la superficie, la destinazione d'uso, la posizione e altre caratteristiche dell'immobile.

Qual è la differenza tra reddito domenicale e agrario?

Il reddito agrario e quello dominicale contribuiscono entrambi alla creazione del reddito fondiario. In particolare, però, il reddito dominicale si riferisce alla sola proprietà del bene o fondo terriero, mentre il reddito agrario è quello che si genera dall’esercizio di un’attività agricola su quel terreno.

Quando il reddito dominicale è imponibile?

I redditi agrari e dominicali non concorrono alla formazione della base imponibile IRPEF dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali iscritti alla previdenza agricola.

A cosa serve il reddito dominicale?

Serve al calcolo di alcune imposte, come per esempio l’IMU sui terreni.

Come viene calcolato il reddito dominicale?

Il reddito dominicale è calcolato dall'Agenzia delle Entrate, utilizzando una serie di parametri che possono variare a seconda del tipo di immobile. Per i terreni, ad esempio, si tiene conto del reddito agrario (calcolato sulla base della superficie, della qualità del terreno e del tipo di coltivazione) e del coefficiente di trasformazione. Per gli edifici, si considerano vari elementi, come la categoria catastale, la superficie, la rendita catastale e un coefficiente di rivalutazione. Questi elementi vengono combinati in una formula per determinare il reddito dominicale.

In quali casi è necessario conoscere il reddito dominicale?

Il reddito dominicale è utilizzato come base di calcolo per l'applicazione di diverse imposte locali, tra cui l'Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) e l'Imposta Municipale Propria (IMU). Inoltre, il reddito dominicale può essere richiesto in vari contesti, come per esempio nel calcolo dell'ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), un indice utilizzato in Italia per determinare la capacità economica delle famiglie e l'accesso a vari servizi e benefici.

Come posso trovare il reddito dominicale del mio immobile?

Il reddito dominicale del tuo immobile può essere trovato sui documenti catastali dell'immobile, come il certificato di proprietà o la visura catastale. In alternativa, può essere richiesto all'Agenzia delle Entrate o all'ufficio del Catasto del Comune in cui si trova l'immobile. Ricorda che il reddito dominicale può essere soggetto a rivalutazioni periodiche, quindi potrebbe essere necessario aggiornarlo di tanto in tanto.

Cosa succede se il reddito dominicale del mio immobile è troppo alto o troppo basso?

Se ritieni che il reddito dominicale del tuo immobile sia troppo alto o troppo basso rispetto al suo valore effettivo, puoi presentare una richiesta di revisione all'Agenzia delle Entrate. Questa procedura, nota come "accertamento di valore", comporta un'analisi più dettagliata del tuo immobile da parte del Catasto, che può portare a una revisione del reddito dominicale. Tuttavia, ricorda che questo può anche risultare in un aumento del reddito dominicale e delle relative imposte.

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Autore: Avvocato Giacomo Locopo

Immagine di Giacomo Locopo

Nato a Catania il 25 febbraio 1970, l'avvocato ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'illustre Università degli Studi La Sapienza di Roma. Attualmente, è iscritto all'Albo dell'Ordine degli Avvocati nella città di Palmi, dove esercita la professione legale con competenza e dedizione.