Dopo avervi presentato un approfondimento su come Rintracciare una Raccomandata, eccoci oggi con un nuovo tema che speriamo susciterà il vostro interesse.
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- Suddivisioni delle categorie: ne fanno parte anche i giudici di pace e di tribunale
- Step formativi per diventare Magistrato in Italia
- Funzioni della magistratura italiana
- Processo come rapporto giuridico
- Processo penale in Italia
- Un po’ di storia sul principio di legalità
La figura del magistrato, in sede di diritto e nell'ambito della Giurisprudenza, è colui che detiene il “magistero”, ovvero è il titolare di un ufficio pubblico. In particolare, per magistrato si intende un funzionario che viene ad assumere la funzione di giudice ed eventualmente di Pubblico ministero. Nel caso specifico italiano, alcuni magistrati possono anche detenere uffici della pubblica amministrazione.
Per accedere alla carriera di magistrato, è necessario conseguire la laurea in Giurisprudenza.
L'organo di governo della Magistratura Italiana è il CSM, ovvero il Consiglio Superiore della Magistratura, il cui presidente è il Presidente della Repubblica. Il CSM ha il potere di nominare, assumere, promuovere, assegnare, trasferire in piena autonomia e indipendenza, i magistrati. Compito del Consiglio Superiore della Magistratura è anche quello di prendere provvedimenti, in tribunale, disciplinari nei confronti dei magistrati.
Suddivisioni delle categorie: ne fanno parte anche i giudici di pace e di tribunale
All'interno della magistratura italiana operano una serie di magistrati che possono essere distinti nelle seguenti categorie:
- amministrativi, hanno giurisdizione in merito alla tutela della legislatura e della giustizia degli interessi legittimi riferiti al lavoro nella Pubblica Amministrazione. Ne fanno parte il Consiglio di Stato ed i TAR;
- ordinari: si tratta dei magistrati civili e penali (come possono esserlo anche gli avvocati), che hanno competenza in materia di diritto civile e Diritto penale;
- tributari: a loro competono, per contratto, materie in ambito di pagamento delle tasse e imposte; ne fanno parte le Commissioni Provinciali e Regionali;
- contabili: hanno competenze relative al risarcimento del danno erariale e si identificano nella Corte dei Conti;
- costituzionali: questi magistrati hanno competenza, per contratto, in merito alla costituzionalità delle varie leggi, e fanno capo alla Corte Costituzionale;
- militari: hanno competenze, per contratto, sui reati alla giustizia commessi dalle forze militari durante il lavoro, e si esplicano nei tribunali militari riguardo il pagamento di eventuali pene.
All’interno della Magistratura Italiana esistono anche i magistrati onorari, come ad esempio il giudice di pace o il giudice onorario di tribunale.
La formazione dei magistrati
Per quanto riguarda la formazione dei magistrati ordinari, sono previste diverse attività formative.
La formazione iniziale dedicata in particola modo ai magistrati che svolgono tirocinio; la formazione permanente per i magistrati togati; la formazione per i dirigenti degli uffici; la formazione permanente per i magistrati onorari e infine la formazione internazionale.
Step formativi per diventare Magistrato in Italia
Diventare un magistrato in Italia richiede una serie di passaggi formativi e professionali ben precisi:
- Laurea in Giurisprudenza: Il primo passo per diventare un magistrato è conseguire una laurea in Giurisprudenza. Questo corso di studi, della durata di cinque anni, fornisce una solida base di conoscenze nel diritto civile, penale e amministrativo, oltre a molti altri rami del diritto.
- Esame di Stato: Dopo aver conseguito la laurea, è necessario superare l'Esame di Stato per l'abilitazione alla professione forense. Questo esame si compone di una prova scritta e una orale e verifica la conoscenza del candidato in vari rami del diritto.
- Pratica forense: Dopo aver superato l'Esame di Stato, è necessario completare un periodo di pratica forense. Durante questo periodo, che dura generalmente due anni, il candidato lavora sotto la supervisione di un avvocato esperto per acquisire esperienza pratica.
- Concorso per l'accesso alla Scuola della Magistratura: Per diventare un magistrato, è necessario superare un concorso pubblico per l'accesso alla Scuola della Magistratura. Questo concorso è aperto a chi ha superato l'esame di Stato e ha completato la pratica forense. Il concorso si compone di prove scritte e orali e è molto selettivo.
- Scuola della Magistratura: Dopo aver superato il concorso, i candidati vengono ammessi alla Scuola della Magistratura. Durante il periodo di formazione presso la Scuola, che dura circa due anni, i futuri magistrati ricevono una formazione specifica e svolgono tirocini presso vari uffici giudiziari.
- Nomina a magistrato: Al termine del periodo di formazione alla Scuola della Magistratura, i candidati vengono nominati magistrati e possono iniziare a esercitare le funzioni giudiziarie.
Indipendenza e responsabilità
Riguardo alla questione della responsabilità, è importante notare che dal Referendum del 1987 in Italia, i magistrati sono ritenuti responsabili, sia in termini penali, civili che disciplinari, per le azioni che compiono durante l'esercizio delle loro funzioni che possono causare un danno ai cittadini. Questo include, ma non si limita a, l'adempimento delle loro obbligazioni fiscali, come il pagamento delle tasse e delle imposte.
La responsabilità penale significa che un magistrato può essere chiamato a rispondere in un procedimento penale per atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, se questi atti costituiscono un reato. La responsabilità civile, invece, si riferisce alla responsabilità del magistrato di risarcire il danno causato ai cittadini a seguito di un comportamento illecito.
La responsabilità disciplinare si riferisce a violazioni dei doveri professionali del magistrato, che possono portare a sanzioni disciplinari dall'organo competente, il Consiglio Superiore della Magistratura in Italia.
L'obbligo di pagare le tasse e le imposte è un dovere fondamentale di tutti i cittadini, inclusi i magistrati. Un magistrato che non adempie a questo dovere può essere soggetto a sanzioni amministrative e penali.
È importante sottolineare che queste disposizioni mirano a garantire che i magistrati, come tutti i cittadini, siano ritenuti responsabili per le loro azioni. Tuttavia, la responsabilità dei magistrati è sempre bilanciata dal principio di indipendenza della magistratura, che è fondamentale per il corretto funzionamento del sistema giuridico. L'indipendenza della magistratura significa che i magistrati devono essere liberi di prendere decisioni basate esclusivamente sul diritto e sui fatti del caso, senza interferenze o pressioni esterne.
Funzioni della magistratura italiana
Per coloro che intraprendono una carriera nella magistratura italiana la vita professionale non è semplice e non è cambiata nel corso degli anni fino ai giorni nostri, dovendo avere a che fare con tante situazioni giudiziarie particolari e, in alcuni casi, esprimerne anche una sentenza, che potrebbe cambiare la vita delle persone. Ma quali sono, alla fine, i compiti che un magistrato deve svolgere durante il suo lavoro? Proviamo sinteticamente a conoscerli nello specifico.
Tra i piú importanti troviamo l'esame e la verifica di documenti ed atti processuali, al fine della raccolta e valutazione di svariati elementi, utili poi per la conduzione di una udienza processuale e la successiva decisione. Poi abbiamo anche la tenuta delle udienze appunto e l'istruzioni di processi, attraverso l'interrogatorio delle parti e l'assunzione di eventuali testimoni. Per queste figure della magistratura italiana i compiti non finiscono qui, infatti vi sono poi le pronunce delle sentenze ed anche la predisposizione, in casi di urgenza, di misure cautelari.
D'altronde, le attivitá di un magistrato si possono suddividere in due tipologie:
- la prima, giudicante, sia nell'ambito civile che penale, nel caso in cui il magistrato assuma delle decisioni o giudichi delle controversie o dei processi. In questa circostanza, si parla quindi di giudici veri e propri;
- la seconda tipologia, invece, requirente, connesso soltanto all'ambito penale, quando il magistrato partecipa ad un processo, ma come pubblico ministero, quindi senza definirne il giudizio ma solo conducendo delle indagini, sostenendo delle accuse ed effettuando delle richieste al "collega" che poi dovrá giudicare.
Comunque sia, per far parte della magistratura italiana e diventare una toga giudicante o requirente, il percorso che deve intraprendere un appassionato di legge è lungo e complesso. Esso inizia con gli studi universitari in giurisprudenza in un ateneo, per poi continuare con l'ottenimento di un diploma di specializzazione in una disciplina giuridica, a cui si aggiunge un tirocinio e, infine, il superamento di un concorso pubblico per entrare appunto nella magistratura italiana. Un percorso che nel 2021 resta ancora complicato e purtroppo non alla portata di tutti.
Magistrato come Giudice
Quando un magistrato assume la funzione giudicante, viene a ricoprire il ruolo di giudice. In questo caso, il magistrato va ad applicare una serie di norme del diritto nello svolgimento di un processo, e dunque rende operanti tale norme all'interno di un caso concreto.
In questo caso, il magistrato dovrà operare in condizioni di indipendenza, terzietà e imparzialità rispetto non solo alle parti in causa, ma anche all'esito del processo. A seconda del campo di appartenenza del processo, il magistrato in quanto giudice può essere amministrativo, civile, tributario, ecc...
Magistrato come Pubblico Ministero
In determinati casi, nell'amministrare la giustizia, il magistrato può dover svolgere la funzione di rappresentare la collettività: si parla in questo caso di Pubblico Ministero. Questa figura va ad avviare un procedimento legale ricoprendo il ruolo di pubblica accusa, andando dunque a svolgere indagini in merito al reato, in collaborazione con le forze di Polizia.
Così come i giudici, i Pubblici Ministeri, e dunque in generale i magistrati, godono di garanzie di indipendenza. La magistratura è infatti un organo che da costituzione è indipendente dagli altri due poteri dello Stato.
La categoria da proteggere: i magistrati per la lotta alla mafia
Al di là del muro contro muro, quando si parla di magistrati non si può non far riferimento a quella classe di professionisti che lottano contro le mafie e ogni giorno devono vivere con la paura di morire. Una vita da trascorrere sempre sotto scorta, andando a danneggiare anche quell’insieme di comportamenti non più attuabili anche per la famiglia. Un senso dello Stato messo sopra a tutto, per difendere la Patria da quelle infiltrazioni mafiose che prima sparava per strada e ora si è infilata nel tessuto economico-sociale del Paese a livello imprenditoriale. Un mix di business che sfocia nell’illegalità, come traffico di droga o dei rifiuti tossici. Questi magistrati, che vivono sui grandi esempi del passato, non hanno bisogno di parlare di ferie perchè probabilmente un giorno di ferie non lo vivranno mai come fanno tutti gli italiani. Queste persone sono quelle da difendere e proteggere e il Paese Italia deve fare di tutto per offrire la massima sicurezza a questi professionisti che lottano ogni giorno con la paura di morire. Ma per loro questa paura non esiste.
Processo come rapporto giuridico
Per Processo, in ambito di diritto, si intende un qualsiasi procedimento mediante cui va ad esercitarsi la funzione giurisdizionale.
In particolare il processo consiste di una sequenza di atti giuridici, detti atti processuali, che vengono realizzati da determinati soggetti, ovvero il giudice, il pubblico ministero, e altri organi come il cancelliere e l'ufficiale giudiziario.
Questi atti giuridici vengono posti in essere secondo determinate norme processuali, ordinate in precedenza da un provvedimento giurisdizionale.
Il procedimento può venire considerato anche come un rapporto giuridico che si realizza fra due parti, in cui il giudice funge da terza parte.
Talvolta, il termine processo può essere sostituito da altri termini giuridici come causa e giudizio, o ancora con il termine procedimento.
Tipologie
Il processo, a seconda della controversia cui afferisce, può distinguersi in:
- civile, ovvero processo che vuole risolvere controversie in materia di diritto privato o in cui è parte la pubblica amministrazione;
- penale, ovvero processo che vuole risolvere controversie specifiche in materia di responsabilità di un soggetto in merito ad un reato, e la pena conseguente;
- amministrativo, ovvero un processo che determina la risoluzione di controversie relative a rapporti giuridici concernenti la pubblica amministrazione, solo nel caso in cui l'ordinamento giuridico le deleghi al giudice amministrativo.
Diritto Processuale
Per diritto processuale si intende l'insieme di norme giuridiche aventi a che fare con l'ordine degli atti processuali, la loro forma e i vari termini da rispettare, nonché tutti gli organi e soggetti competenti.
Processo civile
Nel diritto italiano, sotto la categoria dei processi, andiamo ad analizzare il cosiddetto procedimento civile.
Il procedimento civile è uno strumento giuridico che ha come obiettivo quello di andare a dirimere tutte le controversie sorte in ambito di diritto privato. Trova le sue fondamenta nei principi di diritto processuale civile, presenti principalmente nel Codice di Procedura Civile.
Le parti del processo civile sono l'attore ed il convenuto, giudicati dall'organo giudicante.
Domanda
L'atto che dà inizio al procedimento civile è la domanda, presentata sotto forma di atto di citazione, strumento attraverso cui un soggetto va a chiedere tutela giurisdizionale.
La domanda del processo civile è rivolta a due destinatari: il convenuto, ovvero il soggetto nei cui confronti è mossa la domanda, ed il giudice, ovvero il soggetto a cui si chiede la tutela.
Nel Codice di Procedura Civile è possibile trovare tutti i riferimenti normativi relativi al processo civile.
Funzione
A seconda della dottrina di riferimento, il procedimento civile può svolgere una duplice funzione. In primis, il processo civile avrebbe come finalità la realizzazione e l'esercizio del diritto di un singolo. L'altra, più coerente con l'impostazione del diritto nel Novecento, individua nel processo civile una funzione pubblica volta a reintegrare un determinato diritto oggettivo.
Importanza del diritto processuale civile
Il complesso delle norme giuridiche che, all'interno di uno stato, va a regolare il normale svolgimento del dibatimento civile viene denominato diritto processuale civile.
Il diritto processuale civile è dunque la procedura che lo Stato offre ai propri cittadini per risolvere tutte le varie controversie relative al diritto privato.
Chi è interessato può sfogliare tutte le norme inerenti questo tipo di argomenti nel Codice di Procedura Civile
Composizione
All'interno dell'ordinamento giuridico del diritto processuale civile, esiste una partizione fra diritto sostanziale e diritto strumentale.
Il diritto sostanziale va a dettare una serie di norme necessarie alla convivenza civile e valide affinchè si svolgano rapporti fra i cittadini in maniera fisiologica.
Forme di tutela
Il diritto processuale civile, a seconda delle forme in cui si deve declinare la tutela del legislatore, individua tre diverse tipologie: la tutela cognitiva, la tutela esecutiva e la tutela cautelare.
Processo Penale
Fra le varie tipologie di processo, identifichiamo il processo penale come il modo in cui va ad attuarsi la tutela dei diritti che vengono sanciti nell'ambito del diritto penale. Durante un processo penale, i giudici vanno ad accertare qualsiasi reato commesso da un cittadino per poi sanzionarlo e punirlo
Ambiti
Il dibattimento penale serve a garantire l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge: per questo motivo avviene la sanzione, tramite appunto la condanna a scontare una pena stabilita, per non aver rispettato determinati aspetti formali della legge di uno Stato.
Un processo penale può essere suddiviso in accusatorio o inquisitorio.
Accusatorio
Questo modello di processo penale prevede che la dialettica fra le due parti in conflitto sia il nodo principale della controversia in atto: per dirimere tale controversia viene richiesto l'intervento di una terza parte estranea al conflitto.
Inquisitorio
Questo secondo modello di processo penale vede la congiunzione delle due figure di accusatore e giudicante in un'unica figura.
È chiaro che questa suddivisione è una semplice astrazione, e non è mai possibile delineare in maniera netta il confine fra i due tipi di processo penale.
Processo penale in Italia
In Italia l'ultima riforma del codice di procedura penale risale al 1988, ed è andata a migliorare il codice Rocco oramai giunto ad una serie di contraddizioni interne e incongruenze incostituzionali. In questi giorni è in discussione la riforma del cosiddetto Processo Breve.
Il testo normativo sui cui si basa ogni tipologia di dibattimento penale, è reperibile alla pagina seguente: CODICE DI PROCEDURA PENALE
Breve
Durante la Legislatura numero 16, è stato presentato un disegno di legge, denominato Processo Breve, con l'obiettivo di riformare la durata temporale dei processi. In particolare, il disegno di legge sul processo breve è il numero 1880: “Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi", ed è stato presentato dal ministro Gasparri.
Il ddl su processo breve è stato presentato al Senato nel novembre del 2009, che ne ha approvato il testo nel gennaio del 2010. Prima di poter entrare in vigore dovrà essere approvato anche dalla Camera dei Deputati.
Caratteristiche
Il ddl sul dibattimento breve si articola su 3 punti: i termini di estinzione del dibattimento, l'equa riparazione, la norma transitoria.
Per quanto riguarda il primo punto, il processo si ritiene estinto se non si raggiunge il giudizio nei seguenti casi:
in caso di reati commessi dopo il maggio 2006 e con pene inferiori nel massimo a 10 anni:
dopo 2 anni per ogni grado di giudizio
in caso di reati per mafia e terrorismo:
5 anni per il primo grado
3 anni per l'appello
2 anni per la Cassazione
Equa riparazione
Il soggetto interessato può fare domanda di equa riparazione nel caso il processo subisca un ritardo e, in caso di accoglimento, il rimborso andrà pagato entro 120 giorni. L'organismo a cui rivolgersi è la Corte d'appello.
Norma transitoria
Nel ddl approvato in Senato è compresa una norma transitoria relativa a quei processi in corso relativi a reati indultati o indultabili, precedenti il maggio 2006 con pene inferiori ai 10 anni, che determina una prescrizione del reato dopo due anni di processo di primo grado a imputati incensurati.
Un po’ di storia sul principio di legalità
Il principio di legalità è uno dei punti di forza del Diritto Penale: vediamo di cosa stiamo parlando e in che termini questo argomento è collegato ai principi base della Costituzione.
Si distingue il principio di legalità formale (che afferma che l'amministrazione e la giurisprudenza non hanno altri poteri se non quelli conferiti dalla legge) e quello di legalità sostanziale (che afferma che l’amministrazione e la giurisprudenza devono tenere in esercizio i loro poteri in corrispondenza con i contenuti prescritti dalla legge).
Il piano giuridico secondo la Costituzione
Per quel che concerne il piano giuridico, il principio di legalità pronuncia una scelta garantista che si traduce nella predisposizione delle leggi per l'interpretazione della stessa. Il giudice può limitare l'attività dell'interpretazione del diritto secondo costituzione. In virtù del principio di legalità penale, sia il fatto che costituisce reato sia la sanzione devono essere previsti dalla legge. Non sono punibili le azioni che non siano dunque incriminate dalla legge. Sono d’altra parte punibili i fatti che pur non essendo socialmente pericolosi, sono incriminati dal principio di legalità.
Il principio di legalità nasce già negli anni della Rivoluzione Francese, quindi nel 1789, a causa di un regime molto duro e inflessibile, il cosiddetto Ancien Régime. Questo nasceva dal fatto che il magistrato del sovrano decideva le leggi e il Re le approvava. Tutto questo scatenò il rigetto dei sudditi di questo modo di pensare, e le persone cominciarono a pensare che il giudice dovesse essere la bocca della legge.
Ai giorni nostri ancora si porta avanti l’idea che il giudice debba fare da tramite per poter così applicare le leggi in modo letterale in modo da applicare il principio di legalità.
I 4 Sotto Principi
Esistono quattro sotto principi che sono comunque un’espressione di legalità. Essi sono:
- della Riserva di Legge
- della Tassatività
- della Irretroattività
- Divieto di analogia
Quello della riserva di legge penale vieta di punire un certo tipo di comportamento in assenza di una legge già esistente che lo classifichi come reato, è assoluto anche se ci possono essere delle eccezioni.
Quello della tassatività della norma si riferisce alla previsione assolutamente necessaria, da parte del legislatore di fatti ipotizzati sui quali deve essere applicata la legge. In questo caso il legislatore ha una grande responsabilità nel formulare la norma penale, in quanto se particolarmente complesso il fatto ipotizzato potrebbero verificarsi dei problemi.
Quello di retroattività è uno dei più importanti del diritto italiano e vieta l’applicazione di una legge penale prima che essa entri effettivamente in vigore. Questo però viene applicato solamente per le norme penali sfavorevoli a colui che ha commesso il reato. Infatti se fosse favorevole al reo è applicabile solo retroattivamente.
Il divieto di analogia deriva dal principio di tassatività ma solo per le norme incriminatrici, ossia quelle leggi che prevedono un reato e la relativa pena. In questo caso il legislatore costituzionale, impedisce al legislatore ordinario di disporre leggi che vietano la somiglianza delle norme incriminatrici.
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